Ulisse e le sirene

Nel Libro XII dell’Odissea, la narrazione prosegue con l’avventura di Ulisse e i suoi compagni. Vediamo insieme un riassunto breve su Ulisse e le Sirene. Dopo aver superato il fiume Oceano e raggiunto l’isola di Eea, dove risiede Circe, i marinai compiono un triste dovere. Hanno perso il compagno Elpenore, e, seguendo le istruzioni di Circe, costruiscono una tomba per lui sulla spiaggia. Mentre attendono l’alba, Circe si prepara a offrire loro un banchetto in segno di ospitalità.

Durante il banchetto, Circe rivela a Ulisse la prossima tappa del suo viaggio. Deve affrontare le Sirene, creature che attirano i marinai con il loro incantevole canto. Circe fornisce dettagli sulla pericolosa scelta tra Scilla e Cariddi, avvertendo Ulisse di evitare la seconda. Descrive anche l’isola della Trinacria, dove pascola il bestiame del dio del sole, e consiglia a Ulisse di non interferire con le vacche sacre.

Ulisse è preoccupato e chiede a Circe come affrontare Scilla e Cariddi. Circe gli spiega che deve evitare Scilla, ma affrontare Cariddi con determinazione. Avverte Ulisse che perderà alcuni compagni, ma consiglia di non cedere al panico. Infine, Circe sottolinea l’importanza di non toccare le vacche sacre sull’isola della Trinacria.

Ulisse, pur turbato dalle prospettive future, condivide le istruzioni di Circe con i suoi compagni e si prepara a continuare il viaggio.

Come si chiamano le sirene di Ulisse

Nell’ampio panorama della rappresentazione artistica e letteraria, emergono le tre sirene, affascinanti sorelle e figure leggendarie: Partenope, Leucosia e Ligea, entità misteriose che danzano tra i confini dell’immaginario. In una narrazione antica, si dipinge il destino singolare delle tre tentatrici che, incapaci di trattenere l’astuto Odisseo, scelsero di infrangere la propria esistenza, abbandonandosi alle profondità marine. Un atto estremo, quasi come un’ode al mistero e alla fugacità dell’incanto, in cui le sirene si fondono con l’oceano, trasformando la loro sconfitta in un canto silente che permea il mare infinito.

Cosa dicono le sirene a Ulisse

Secondo quanto raccontato da Svetonio, l’imperatore Tiberio, appassionato di mitologia, amava mettere alla prova i suoi amici studiosi chiedendo loro cosa intonassero le Sirene. La domanda stessa era ingannevole. Il canto delle Sirene è innegabilmente seducente: la loro voce stregava i marinai, spingendoli a seguirla a nuoto, solo per essere tragicamente inghiottiti dalle acque.

Nel racconto omerico non esistono barriere al desiderio di conoscenza di Ulisse, né paura né confini. La nave giunge all’isola delle Sirene: il vento cessa, e le onde si addormentano sotto l’influenza divina.

Le Sirene, con la loro voce avvolgente, invitano Odisseo a fermare la nave e ad ascoltare la loro melodia. Nessuno, avvertono, può partire da lì con la sua nave nera senza aver prima assaporato la dolce melodia dalle loro labbra. Ulisse, nonostante le corde che lo tengono ancorato all’albero maestro, desidera ardentemente udire il loro incantevole canto, un canto che rimane oscuro, un enigma che persiste attraverso i secoli. Ciò che cantassero le Sirene rimane celato, un mistero avvolto nel fascino eterno di queste creature mostruose e affascinanti.

Cosa fece Ulisse con le sirene

Per eludere l’irresistibile richiamo delle Sirene, nel racconto epico di Odisseo di Omero, l’eroe saggio e astuto decide di chiudere ermeticamente gli orecchi dei suoi compagni con la cera. Successivamente, si fa ancorare saldamente all’albero maestro della nave, permettendosi così di fruire del loro incantevole canto senza cedere alle trappole ingannevoli che le creature avvolgenti potrebbero tessere.