Donati Alba – “Ballata della Repubblica contadina”

Ci sembra, nella poesia, significativo un riferimento editoriale, eccentrico: e forse significativo in ragione della sua eccentricità. Si tratta di edizioni che escono nella sigla di “Lietocollelibri”. Hanno una piccola civiltà e un amore volutamente artigianale nella composizione, nella carta, nella rilegatura, nell’accompagnamento di disegni e illustrazioni. Sono edizioni rigorosamente in 99 copie, ognuna con la firma dell’autore.

Oltre all’anno, c’è l’indicazione del giorno nel rimando al calendario dei santi: per le due edizioni di cui riferiamo, la prima è stata finita per la stampa <­<­nel giorno di San Goffredo>> (nientemeno!); la seconda, più femminilmente, <­<­nel giorno di S. Lucia>>.

Accanto a nomi riconosciuti, si trovano situazioni giovani. L’editore, un po’ invisibile, ama probabilmente con un proprio gesto poetico i libri che via via vengono alla luce: e forse in queste zone franche, come regioni invulnerate della parola, trascorre davvero qualche inedita segretezza.

Tre stagioni è il titolo della raccolta di prose di Antonella Anedda. Ricordo il suo esordio per una blla cartella d’arte. Residenze invernali (il titolo stesso della sua raccolta da Crocetti) con una nota di Gianluca Manzi e l’accompagnamento di due litografie originali di Ruggero Savino. Era una voce subito riconoscibile anche per una finezza intellettuale. È prossima l’uscita di un suo libro di prose che sarà l’occasione per intervenire con riflessione più motivata.

Queste Tre stazioni sono frammenti, prose, meditazioni nelle figure esemplari della contraddizione. Nell’insieme, la sua è una poesia che vive con la prosa: l’intensità esistenziale con un’istanza quasi innata della forma: la quotidianità logora e consunta da una parte e una lontananza nobile e raffinata. Più vicina sentiamo la sua scrittura quando raggiunge la spogliazione perfino di quel connotato di pensiero e di rigore che è un segno della sua figura umana:<­<­capaci ancora di essere mortali>>, nella citazione a memoria di un suo verso.

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In queste edizioni escono due poemetti di Alba Donati (Firenze). Una breve raccolta era uscita su un nomero di “Poesia” con il titolo Io sto dalla parte del cuore. Quel nucleo lirico (<­<­rimanevo incantata come una frase>>), ma già battente, terrestre e necessario, sembra giungere ora alla sua riconoscibilità. Ballata della repubblica contadina è la necessità di un luogo, di un orizzonte di riferimento, nel momento in cui ci si apre all’espressione di uno spazio-tempo, dove il vento dell’esistenza possa raccontarsi in un canto rituale, in un’immagine di senso, in un brivido di vita rispetti a una scrittura estetica, poetica, “desiderante”.

Nella ballata e nel ritmo di infinite storie che appaiono e svaniscono, la sua è una poetica dei nomi che hanno la struggente povertà, l’opacità e la memoria, qualcosa insomma di grandiosamente primario, rispetto alla seduzione dell’aggettivo, o all’istanza plurilinguistica del verbo.Nella ragioni più impreviste delle coincidenze, il suo esordio, potremmo dire, è avvenuto in una sua lettura in una galleria milanese di Via Ciovasso. Qui si poteva incontrare la figura di Giovanni Testori (Brera, Via del Carmine, Via Ciovasso) Ciovassino che camminava a volte in un suo altrove sprezzante e sdegnoso. Via Ciovasso ci ricorda l’esordio di David Maria Turoldo. C’è una povera in Via Ciovasso che non può camminare: <­<­Per lei è di troppo / un po’ di scatole per guanciale/ e ster / nel cuore di Milano>>.

Oggi, la lettura di Alba Donati, è stata una serata milanese con figure giovani, con una bellissima musica jazz e blues. Nella sua poesia sembrava continuare la verità di un gesto antico, il cielo della scrittura di tutti …<­<­e non la vita d’un uomo soltanto>>.